La pubblicazione PubMed e l'importante ruolo della Vitamina D

La pubblicazione PubMed e l'importante ruolo della Vitamina D

La pubblicazione PubMed e l'importante ruolo della Vitamina D

L'integrazione di vitamina D potrebbe ridurre il rischio di infezione e decesso e decessi da COVID-19. Questo è il titolo di una importante pubblicazione PubMed di cui parleremo.

Per chi non lo sapesse, PubMed è un motore di ricerca gratuito di letteratura scientifica biomedica dal 1949; la sua prima versione online è del gennaio del 1996. La pubblicazione stampa corrispondente è stata interrotta nel 2004 a causa dell'avvento degli strumenti informatici. PubMed è prodotto dal National Center for Biotechnology Information (NCBI) presso la National Library of Medicine (NLM) dei National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti.

Di seguito la pubblicazione tradotta in italiano:

Il mondo è in preda alla pandemia di COVID-19. Sono disperatamente necessarie misure di sanità pubblica in grado di ridurre il rischio di infezione e morte oltre alle quarantene. Questo articolo esamina i ruoli della vitamina D nel ridurre il rischio di infezioni del tratto respiratorio, la conoscenza dell'epidemiologia dell'influenza e del COVID-19 e come l'integrazione di vitamina D potrebbe essere una misura utile per ridurre il rischio. Attraverso diversi meccanismi, la vitamina D può ridurre il rischio di infezioni. Tali meccanismi includono l'induzione di catelicidine e defensine che possono abbassare i tassi di replicazione virale e ridurre le concentrazioni di citochine pro-infiammatorie che producono l'infiammazione che danneggia il rivestimento dei polmoni, portando alla polmonite, nonché aumentando le concentrazioni di citochine anti-infiammatorie. Diversi studi osservazionali e studi clinici hanno riportato che l'integrazione di vitamina D riduceva il rischio di influenza, mentre altri no. Le prove a sostegno del ruolo della vitamina D nella riduzione del rischio di COVID-19 comprendono che l'epidemia si è verificata in inverno, un momento in cui le concentrazioni di 25-idrossivitamina D (25 (OH) D) sono più basse; che il numero di casi nell'emisfero australe verso la fine dell'estate è basso; che si è scoperto che la carenza di vitamina D contribuisce alla sindrome da distress respiratorio acuto; e che i tassi di mortalità per caso aumentano con l'età e con la comorbidità delle malattie croniche, entrambe associate a una concentrazione più bassa di 25 (OH) D. Per ridurre il rischio di infezione, si raccomanda alle persone a rischio di influenza e / o COVID-19 di prendere in considerazione 10.000 UI / die di vitamina D3 per alcune settimane per aumentare rapidamente le concentrazioni di 25 (OH) D, seguite da 5000 UI / d. L'obiettivo dovrebbe essere quello di aumentare le concentrazioni di 25 (OH) D oltre 40-60 ng / mL (100-150 nmol / L). Per il trattamento di persone che vengono infettate con COVID-19, potrebbero essere utili dosi più elevate di vitamina D3. Dovrebbero essere condotti studi randomizzati controllati e studi su ampia popolazione per valutare queste raccomandazioni.

Per saperne di più e accedere alle fonti e referenze basta cliccare qui

E' chiaro come il presente studio evidenzia gli aspetti positivi a seguito dell'assunzione di Vitamina D. Ma perchè i nostri mass media non ne parlano? Ma sopratutto: come possiamo credere alla stampa, alla televisione e anche allo stesso nostro Governo se sono i primi che danno notizie discordanti dalle pubblicazioni ufficiali?

La battaglia alla cattiva informazione e alle Fake News è una delle principali battaglie del Presidente Trump, anche alla luce degli ultimi avvenimenti. In Italia è nostro dovere porre interrogativi del tipo: Perchè il Ministero della Salute "bolla" per Fake News l'utilità della Vitamina D quando PubMed afferma che potrebbe essere il contrario?

Ma non solo il Ministero della Salute (Punto 39 - potrete leggere l'informativa cliccando qui) ma anche l'Istituto di Ricerche Farmacologico Mario Negri (Bufala #5 - potrete leggere l'informativa cliccando qui), Quotidiano Sanità (potrete leggere l'informativa cliccando qui) e non poteva mancare Butac.it (potrete leggere l'informativa cliccando qui) e molti altri ancora, tutti che affermano più o meno categoricamente che non ci sono studi in merito, FALSO. Lo abbiamo visto, lo abbiamo pubblicato, lo studio PubMed risale al 02 Aprile 2020 e gli articoli sono successivi a tale data.

Ovviamente va compreso che la riflessione non è di per sé sull'importanza e la priorità di assumere Vitamina D (cosa a questo punto fortemente consigliata) o meno, ma su come, in assenza di verità assolute, ci si possa fidare dei canali di informazione nazionali ed istituazionali, i quali, nello scrivere "Non ci sono attualmente evidenze scientifiche che la vitamina D giochi un ruolo nella protezione dall’infezione da nuovo coronavirus" scrivono il falso, perchè ci sono e sono state rese disponibili a tutta la comunità scientifica. Non sappiamo ancora fino a che punto tale rimedio sia determinante, ma dire che è una falsità è una cosa grave, sopratutto nella misura in cui si mettono in dubbio evidenze scientifiche (anche con operazioni di CENSURA) senza comprovare in modo inequivocabile la NON attendibilità degli studi.

Le Fake News sono nemiche del popolo, combattiamole facendo la giusta informazione.

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