Negli ultimi 80 anni mai la posta in gioco per l'Europa e per il mondo era così alta: il COVID-19 ha fatto emergere tutta una serie di limiti strutturali e non solo, il mondo perde fatturati record ogni giorno, a milioni i disoccupati, gli enti internazionali scricchiolano tra cattivi consigli e cattive gestioni e noi abbiamo una unica speranza che si chiama Donald Trump.
L’importanza del voto presidenziale del 3 novembre 2020 sta nel fatto che Trump si muove consapevole che la globalizzazione è finita, che questo sistema è finito e che bisogna ripartire con altri criteri, cancellando tutto ciò che è stato malevolo fino ad oggi. Parte essenziale della sua strategia è anche demolire l’Unione europea. Ora, il mondo è in bilico tra gli Stati Uniti che non sono più gli stessi, baluardo di una nuova libertà e il Resto del Mondo, con in testa la Cina di Pechino con le sue ambizioni e il suo potere.
In questa importante battaglia un ruolo chiave è quello del Presidente russo Vladimir Putin, il quale condivide la comune fede cristiana unitamente alla linea di distensione di Trump per promuovere la pace rispetto alla guerra. Il 25 aprile 2020 i due hanno rinnovato l’accordo in occasione del 75esimo anniversario dello storico incontro delle truppe statunitensi e sovietiche sul fiume Elba, evento che segnò un passo decisivo nella fine della Seconda Guerra Mondiale rinnovando, adesso, il patto contro il nuovo nazismo-liberalcomunista divenuto ormai, di fatto, un SovraStato tra gli Stati senza anima e senza identità.
Un progetto quello di Trump, che mira a scardinare l’Europa, la BCE, l’ONU e le sue agenzie quali l’OMS, ma anche la Federal Reserve (già ipotecata da Trump con un recente ordine esecutivo), portandola sotto il controllo del Dipartimento del Tesoro americano trasformandola di fatto, da privata a statale; procedura che vuole essere estesa anche a tutti gli altri enti e sistemi.
Donald Trump è il candidato ideale per tutti gli elettori che interpretano il mondo con una certa visione. L'astrattismo di una certa area politica americana, ma anche italiana e quindi internazionale, sta per volgere al capolinea. Le loro priorità sono battaglie di facciata che non puntano a migliorare il mondo, ma semplicemente a cambiarlo, baluardi di un mondo sterile che posa la sua stessa momentanea sopravvivenza su sistema di istruzione e culturale e su un sistema di informazione che riceveranno il colpo di grazia dall'inquilino della Casa Bianca.